Francesca Fialdini

Franco Di Mare, il mio maestro dolcissimo

Franco Di Mare, il mio maestro dolcissimo
di Francesca Fialdini
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Sabato 18 Maggio 2024, 00:39 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 14:00

Un amico e un maestro, questo è stato Franco per me. I tre anni passati al suo fianco a Unomattina, tra il 2014 e il 2017, sono stati in assoluto i più formativi che io ricordi dei miei vent'anni di lavoro in Rai. Prima di iniziare quel programma, sono sincera, ero impaurita: non avevo una grande esperienza e conoscendo tutto quello che aveva fatto nella sua carriera, temevo di fare brutte figure. Lui, invece, fin dal primo giorno con me è sempre stato molto disponibile, protettivo e rispettoso. Mi ha voluto con sé in ogni momento e mi ha portato dentro il cuore della professione giornalistica in tutti i modi. “Rilassati e non preoccuparti. Se non sai, chiedimi”, ripeteva. Così, giorno dopo giorno, ho imparato da lui a essere sempre curiosa, attenta e semplice. Per lui farsi capire da tutti era la prima regola: “Entriamo dentro le case degli italiani e dobbiamo sforzarci di non escludere nessuno”, diceva.

Abbiamo vissuto momenti indimenticabili, dirette lunghe anche sei ore per via degli attentati, la guerra in Siria e l'emergenza di quel periodo.

E poi la telefonata con Papa Francesco che, per la prima volta durante il suo pontificato, si concedeva ai telespettatori italiani poco prima del Natale per festeggiare con noi i trent'anni di Unomattina. Andare in onda con lui in quei momenti è stato emozionante e gratificante.

Era simpatico e ironico, Franco. Sempre con una grande voglia di scherzare. Per il suo Napoli e la mia Juve ci siamo presi in giro senza freni. Ricordo che alle otto in punto, prima di dare la linea alla pubblicità e poi al Tg1, ci divertivamo a creare siparietti improvvisati stile Sandra e Raimondo. Era un maestro scanzonato, sempre pronto a farti piegare in due dalle risate.

 

E poi era un affabulatore unico. Sapeva raccontare in maniera affascinante ed emozionante qualsiasi cosa: a pranzo, ovviamente in un buon ristorante, sapeva passare da un ricordo gioioso a uno drammatico facendoti addirittura venir voglia di essere in quei luoghi tormentati dove si muovevano i protagonisti dei suoi efficacissimi reportage giornalistici. Parlava sempre di sua figlia adottiva Stella, “la persona che ha dato senso e scopo a tutta la mia vita", bimba incontrata in un orfanatrofio di Sarajevo nel 1992, e oggi splendida trentenne. Una storia d'amore da cui è nata la fiction di Rai1 "Non chiedere perché", tratta dall'omonimo e commovente libro autobiografico di Franco del 2011, interpretata da Beppe Fiorello e trasmessa con successo nel 2015.

Durante il covid lo invitai nel mio programma A ruota libera e anche in quel caso riuscì a informare con rigore, immediatezza e passione.

Sapevo che negli ultimi due anni stava male e ogni tanto gli mandavo qualche messaggino. Era comunque sereno con la sua Giulia, conosciuta a Saxa Rubra. Dopo che la notizia della sua malattia è diventata di dominio pubblico, gli ho inviato solo dei cuoricini rossi, nessuna parola. Lui mi ha risposto allo stesso modo. Mi mancherà. Ciao Franco, grazie per la strada che abbiamo fatto insieme.

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